E' accaduto il giorno in cui sono tornata a Modena, per le vacanze di Natale, a passare due tranquille settimane con la mia famiglia, i miei vecchi amici e la mia città che, nonostante non sia molto lontana da Padova, mi manca in maniera a dir poco incredibile.
Non so se sia stato il ritorno, il Natale, il percorso di crescita personale che sto seguendo o, come il buon senso e la probabilità suggeriscono, un misto tra le tre cose. Da quando sono qui, ogni cosa sembra magica, incredibilmente.... wow! E' in particolare accaduto che, come solevo fare lo scorso anno, quando ero sola e disoccupata e cadevo spesso e volentieri vittima di una malinconica noia, sia andata a mettere a bagno i piedi, e mi sia ritrovata a pensare a quanto magnifico sia il fatto che io abbia la possibilità, ogni giorno, in qualsiasi momento, di avere acqua calda, senza doverla scaldare.
Dopo qualche istante di estrema meraviglia e stupore per non aver mai fatto caso, prima d'ora, a questa enorme fortuna che ho, mi sono fatta un breve ripasso mentale di tutti quei meccanismi che fanno sì che l'acqua calda sia continuamente presente nei condomìni, senza che i condòmini facciano un gran ché per procurarsela: a loro basta soltanto girare una manovella in una direzione. Tempo addietro, parlando di questa zona, ed ancora oggi, in altre parti del mondo, per avere questo privilegio le persone dovevano, e devono, procurarsi acqua fresca, trasportarla fino a casa, accendere un fuoco, riscaldarla ed utilizzarla abbastanza in fretta, prima che si raffreddi di nuovo. Non entrerò nel dettaglio di questo discorso, trattandosi di un'esperienza che non ho avuto modo di vivere direttamente (anche se mi piacerebbe provare). Ho quindi pensato a quanto tempo e fatica viene risparmiato, a noi fortunati occidentali, da tutta questa serie di processi che altre persone svolgono per lavoro (per procurarsi soldi parte dei quali, tra l'altro, utilizzeranno per pagare l'acqua calda per le proprie case).
Così va ormai la nostra vita: non dobbiamo fare altro che estrarre una banconota, e spesso e volentieri più di una, dal portafogli, e qualsiasi servizio è a nostra disposizione (non mi addentrerò nel discorso di sesso e prostituzione, più che altro perché mi dilungherei in elucubrazioni sul quanto il sesso possa essere definito servizio). Non dobbiamo quasi più fare niente per ottenere quel che ci serve per vivere una vita dignitosa e comoda. O meglio, sì, dobbiamo lavorare, ma il lavoro è un mezzo indiretto. Non dobbiamo cacciare, ecco. Un notevole risparmio di tempo, di fatica, ma a cosa porta tutto ciò? Per quanto incredibili siano le fortune e le comodità di cui godiamo, senza aver fatto un gran ché per conquistarcele (non personalmente, si intende) sono pochi ad usare tutto ciò in modo costruttivo: sono pochi addirittura a rendersi conto di quanto poco scontato sia vivere in questa maniera. Viviamo in un mondo in cui lavoriamo incessantemente per gli altri e loro lavorano incessantemente per noi, e a malapena ce ne accorgiamo. Differenziando, dividendo, abbiamo perso ogni briciolo di cognizione di causa-effetto, abbiamo perso la consapevolezza e la gratitudine, e molto spesso anche l'ingegno, quella magica capacità che ci è data per risolvere i problemi, l'impulso creativo che ci fa sentire vivi.
Siamo come mummie che cercano di sopravvivere brancolando nel buio, e che solo in rare occasioni, come ad esempio il Natale, ricordano qualcosa di vago riguardo all'amore.
Forse si tratta di mie elucubrazioni e false speranze, forse perché in fondo sono molto più romantica di quello che sembra, ma ho come l'impressione che le guance delle persone siano un po' più rosse, sotto Natale, questa festa di origini pagane tramutata in cristiana che e così intrisa di ipocrisia e capitalismo, eppure appare come un'oasi nel deserto, in mezzo all'inverno, come a ricordare che nonostante freddo e stanchezza c'è ancora qualcosa per cui gioire, e finalmente le persone si prendono cura di qualcosa. Lo fanno per tradizione, senza nemmeno rendersene troppo conto, ma lo fanno, e secondo me è questo ad essere importante.
Come se per un attimo si potesse respirare, un po' più profondamente del solito.
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