E chi volete che sia codesta persona?
Si parte domani per la Slovenia e, chissà, anche la Croazia? Intraprenderemo questo piccolo viaggio senza aver prenotato nulla, fatta eccezione per un'informale e-mail scritta in un inglese sconveniente, che funge pressapoco da "Ehi, mi sa che ci saremo anche noi 3 giorni in campeggio!". Dopo questo campeggio, poi, che si fa? Ci sono tante idee sparse, ma di deciso ancora niente.
Non è questo che mi preoccupa.
Come ogni benedetto giorno prima di partire, la mia mente va in loop quantico, idee di ogni tipo vengono sparate a destra e a manca quando in realtà dovrei pensare ad un esame, ma la testa si chiede, come se non ci fosse nulla al mondo di più importante, come si prepareranno gli involtini primavera perfetti?
Aggiungiamo il fatto che, stavolta, non si parte insieme a qualche svampito del mio livello, ma con una persona che di viaggi ne ha fatti parecchi, e molto più in la della somma della strada che probabilmente hanno fatto in una vita i miei genitori. Insomma, uno che sa cosa fare.
Aiuto.
Cerco così di stare calma ed organizzarmi con la meticolosità di cui raramente sono padrona. Una cosa per volta, come suggerisco spesso ai miei allievi. Ecco che però la sera prima dell'esame mi ritrovo a contare i soldi nel portafogli, chiedendomi se basteranno, e mentre faccio spesa compro un chilo di pasta, così, per sicurezza...Una lavatrice frettolosa con dentro capi dai colori più svariati, pregando che non tingano tutto, ed infine il fatidico momento: la preparazione della valigia. Che poi in realtà è una borsa da palestra, perchè la valigia sembra eccessiva... lo zaino, beh, non ce l'ho.
Sembra necessario mettere intanto ordine in stanza, per trovare tutto quello che mi serve, e, perchè no, in cucina, perchè stasera il suddetto viaggiatore è ospite qui e non vorrei mai fargli trovare la cucina in questo stato...
Dopodichè tocca alla stanza. Ma prima si travasa il sapone nei bottiglini del tutto a 1euro... poi ci si accorge che non è necessario portare due saponi per il corpo, ed il sapone intimo serve di più: rifare tutti i travasi necessari. Salviette, amichina, dentifricio, spazzolino... ok, il beauty case è pronto. Come minimo lo lascerò qua.
Nel frattempo l'amico mi ricorda che pioverà e mi esorta a preparare i bagagli prima che venga sera, così posso pensare a fare gli involtini come si deve. Penso che abbia assolutamente ragione e mi metto di impegno: la camera è ok, so dov'è tutto... Alcune cose ancora sono stese ad asciugare, ma non è un grosso problema. Non sembra difficile.
Posso fermarmi a fare uno spuntino. E controllare la home di facebook. Mi assale una fame pazzesca, quindi via di gallette di riso e cioccolata finchè l'adrenalina dell'esame svanisce, il mio corpo si fa pesante e mi butto sul letto a fare un pisolino.
Quando riapro gli occhi, un'ora e mezza dopo, mi dico che è seriamente giunto il momento di darmi da fare. Chiedo consiglio a mia madre ed alla mia migliore amica, che ne sa certamente più di me, ed ecco che ho idee molto chiare, ma subito le dimentico.
Disperata, digito su google "come fare una valigia". Trovo un'abnorme quantità di blog femminili che elencano i trucchi, creme, cremine, borsette ed accessori che non possono mancare. Accidenti, sto andando in campeggio. E, come ho detto, il beauty è l'unica cosa pronta.
Finalmente ne trovo uno affidabile, ed il primo consiglio che leggo è"preparare una lista delle cose che servono". Sì, mi sembra congegnale, quindi quel che devo fare è prendere carta e penna... Ma non li trovo. Non ho messo poi così in ordine.
Una volta estratti dal caos, stilo finalmente la mia lista. è più lunga del previsto... molto più lunga del previsto. Guardo la borsa con sospetto, sentendo nel profondo del mio animo che non ci starà mai tutto. Decido di mangiare qualcosa prima di iniziare, ma poi mi ritrovo a contare meticolosamente le mutande. Si vede che il momento è questo. Comincio. 3 canotte ho scritto... esclusa quella che indosserò domani, si intende. 2 paia di pantaloncini. Però voglio anche il terzo. E senza quella t-shirt come posso partire? Vado avanti così, come sempre, per poi accorgermi che la borsa è fatidicamente piena. Sono a buon punto della lista, ma mancano le cose più ingombranti. Panno, giacca, felpa. O felpe. Devo ancora decidere. Intanto posso constatare di aver sistemato tutto nella maniera più stupida possibile, con le cose più necessarie sul fondo, sotto a tutto. D'altronde sono le più necessarie. Le prime a cui si pensa. Le prime che si prendono. Ha senso in effetti.
Adesso però è davvero tardi, e sono praticamente costretta ad andare a cucinare. Dopo dovrò disfare e rifare tutto. Come ha detto la mamma: prima sul letto, poi in valigia. Perchè non ascolto mai nessuno?
Finito di mangiare, sono troppo stanca per vuotare la borsa e rifare tutto, quindi decido di bere un te caldo e dare un'altra occhiata al mio profilo di facebook. Trovo online un amico che non sento da mesi e decido di tergiversare ulteriormente attaccandogli pezza, finchè non arrivano le 15.30 e devo scappare a dare ripetizioni. La borsa, nessuno l'ha toccata.
Torno a casa dalla straziante lezione, in cui il ragazzino sembra capire poco e niente, e mi butto sugli involtini primavera. Tra taglio verdure, preparazione pastella, cottura verdure, preparazione crepes, questo richiede più di un'ora. Non fosse che le padelle antiaderenti presenti nella mia casa sono qualcosa di impresentabile, e non esce una crepes che sia una. Continuano a rompersi. Merda.
Ritento con un'altra pastella. Ritento con un'altra padella. Niente. Merda merda merda.
Forse, mi dico, è ora di dedicarsi a qualcos'altro. La borsa? No, la doccia.
L'amico, nel frattempo, annuncia un confortante ritardo di un'ora e mezza. Tiro un sospiro di sollievo, felice del fatto che non mi troverà in questo stato pietoso.
Esco dalla doccia con la brillante idea di usare la pastella dei samosa, che non ha bisogno di essere cotta in padella prima di fare gli involtini. Preparo quella, che deve riposare in frigo per un'ora. Tra me e la borsa, ora, non c'è niente.
Mi costringo a vuotarla e buttare tutto sul letto, e togliere tutto ciò che è superfluo, e aggiungere quel che manca: dopo qualche avanti- indietro tra letto e armadio, guardo il letto sconcertata. C'è più roba di prima. Tolgo un po' di cose che in effetti non servono, altre, le metto nello zaino; d'altronde, è più pratico portare lo zaino che la borsetta. Giusto?
Ricontrollo il blog di prima, sperando in consigli utili. "Puoi restringere la scelta portando solo vestiti che si abbinano tra loro". Questo è interessante. "Pensa a che tempo farà e a quali attività ti dedicherai". Ed io che accidenti ne so? Non so nemmeno dove vado.
Disperata, accendo un po' di musica chillout, e vuoto di nuovo tutto. Cerco di abbinare i vestiti e ne ho di nuovo più di prima. Tolgo il pannetto, a cui sono affezionata ma in effetti non serve. Ho già il sacco a pelo. Tolgo i jeans. Non servono. Siamo a luglio. Mi faccio una tisana alla melissa. E chiamo la mamma, così, per sicurezza.
Fortunatamente, almeno una di queste attività ha finalmente il suo effetto, e mi sento un po' più calma. Trovo il modo di piegare tutto facendogli occupare poco spazio, ricordo i consigli di amica, mamma e blog e d'un tratto tutto coincide. Chiudo la borsa con un leggero tremito, sperando che sia veramente a posto. Anzi no. Mancano i sandali. Anzi no. Li indosserò durante il viaggio.
Chiudo la borsa con un tremito, dicevo, e mi sembra giunta l'ora di completare quegli involtini-samosa, che se non saranno buoni ucciderò qualcuno.
Auguratemi un viaggio migliore della sua preparazione.
venerdì 18 luglio 2014
giovedì 6 febbraio 2014
Dire ai Guru che sono incoerenti
Quella di cui mi accingo a parlare non è certo una novità. Anzi, penso di potermi permettere di dire che l'argomento che vado a trattare oggi sia niente meno che un "classico senza tempo", come si suol dire.
Non so esattamente spiegare il motivo per cui sento il bisogno di giustificare, in qualche modo, questa assenza di originalità negli argomenti trattati, visto che, in tutta franchezza, sono perfettamente a mio agio con questa cosa: non che non senta il bisogno di essere originale a tutti i costi, anzi, ne sono vittima come tutti gli esseri umani che siano un attimo proiettati verso l' "andare oltre", il fare "di più" di quel che la vita mondana richiede loro. Certo è che non avverto questo bisogno in questo preciso momento, anche perché, se lo sentissi, probabilmente parlerei di qualcos'altro, oppure mi dedicherei ad attività diverse dallo scrivere un blog, tipo fumare il narghilè allo zenzero mentre studio meccanica quantistica in lingua armenica. Sono cose che succedono.
C'è inoltre da considerare una frase molto saggia, buttatami lì ieri sera da un tale professore di matematica del liceo, conosciuto per caso ad un pub, che non era, in quel momento... in totale possesso delle proprie facoltà mentali. Penso avesse fumato erba, ecco.
Detto professore, un uomo gentile dall'accento divertente, ha esordito con discorsi perfettamente equilibrati tra la saggezza ed il delirio, cosa che ho infinitamente apprezzato, devo dire, perché non ne capitano molte di persone così. Ma non è del professore che volevo parlare, anche se su di lui e sulla serata di ieri ci sarebbe da scrivere un libro, probabilmente.
La frase che mi ha colpita, buttata lì apparentemente per caso, ma evidentemente frutto di lunghe e profonde riflessioni, silenziose o non, è stata questa: "è un fatto assai raro, anzi potrei dire impossibile, quello che tu dica una cosa, e l'altro capisce esattamente quello che volevi dire."
Banale, all'apparenza, un po' sciocca anche. Ma non la prenderei così alla leggera, se non altro perché quella semplice frase va a chiamare in causa il famoso principio della relatività, a cui sono assai affezionata: non troverai mai due persone che percepiscano allo stesso modo lo stesso fenomeno. A questo semplice fatto, a mio avviso, si potrebbe quasi ricondurre la causa di tutti i problemi dell'umanità.
Ma il motivo per cui l'ho tirato in ballo è effettivamente un'altro: mi sento assolutamente libera di trattare qualsivoglia argomento, nel mio blog ed anche altrove, perché anche se ne ha già parlato un sacco di gente, è assai difficile che qualcuno ne abbia la mia stessa identica percezione. E questa vorrebbe anche essere una frecciatina a tutti gli artistoidi che oggi vanno di moda e che, pur di fare qualcosa di diverso, creano oscenità di livelli cosmici.
E pur senza volere, mi sono ricollegata in modo logico al discorso che volevo realmente affrontare: le persone che dicono ai guru che sono incoerenti. O forse non è logico. Non lo so.
Una delle principali scuse per non seguire l'insegnamento di qualsivoglia maestro, insegnante, guru, guida è proprio questa: lui/lei predica bene ma razzola male, lui/lei è incoerente. Certo quel che dice mi sembra più che giusto... però lui/lei non lo fa.
E' ben noto, eppure, che tutti quanti sappiano essere davvero saggi, quando si parla della vita degli altri, un po' meno per quanto riguarda la loro. Ora, senza andare a considerare l'ipotesi di un vero e proprio maestro di vita, che a quanto so sono rari e che devono sapere esattamente di cosa stanno parlando, quando ne parlano, devono averne esperienza: sono fermamente convinta che molti abbiano un'idea abbastanza precisa di quale sia la cosa più sensata da fare in certe situazioni, e che sia più che lecito condividerla con altre persone che facciano lo stesso tipo di ricerca, consigliarsi a vicenda, anche se non si è ancora in grado di mettere in pratica. Si può anche dare un saggio consiglio o insegnamento ad una persona, augurandosi che, quando si è personalmente in difficoltà, suddetta persona ce lo ricordi. Capita a tutti, a parte ai maestri di vita, intendo, di perdere la lucidità.
In ultima analisi, penso che il vero motivo per cui ci si attacchi a questa assurda storia dell'incoerenza, sia la paura, la paura di quel consiglio che ci sembra così giusto, eppure così scomodo da applicare. Meglio prendersela col guru, con la persona che ci ha consigliato, e rimarcarle il fatto che lei, però, non è stata in grado di metterlo in pratica. In questo modo, non una ma due persone, sono rimaste con un problema irrisolto.
Non so esattamente spiegare il motivo per cui sento il bisogno di giustificare, in qualche modo, questa assenza di originalità negli argomenti trattati, visto che, in tutta franchezza, sono perfettamente a mio agio con questa cosa: non che non senta il bisogno di essere originale a tutti i costi, anzi, ne sono vittima come tutti gli esseri umani che siano un attimo proiettati verso l' "andare oltre", il fare "di più" di quel che la vita mondana richiede loro. Certo è che non avverto questo bisogno in questo preciso momento, anche perché, se lo sentissi, probabilmente parlerei di qualcos'altro, oppure mi dedicherei ad attività diverse dallo scrivere un blog, tipo fumare il narghilè allo zenzero mentre studio meccanica quantistica in lingua armenica. Sono cose che succedono.
C'è inoltre da considerare una frase molto saggia, buttatami lì ieri sera da un tale professore di matematica del liceo, conosciuto per caso ad un pub, che non era, in quel momento... in totale possesso delle proprie facoltà mentali. Penso avesse fumato erba, ecco.
Detto professore, un uomo gentile dall'accento divertente, ha esordito con discorsi perfettamente equilibrati tra la saggezza ed il delirio, cosa che ho infinitamente apprezzato, devo dire, perché non ne capitano molte di persone così. Ma non è del professore che volevo parlare, anche se su di lui e sulla serata di ieri ci sarebbe da scrivere un libro, probabilmente.
La frase che mi ha colpita, buttata lì apparentemente per caso, ma evidentemente frutto di lunghe e profonde riflessioni, silenziose o non, è stata questa: "è un fatto assai raro, anzi potrei dire impossibile, quello che tu dica una cosa, e l'altro capisce esattamente quello che volevi dire."
Banale, all'apparenza, un po' sciocca anche. Ma non la prenderei così alla leggera, se non altro perché quella semplice frase va a chiamare in causa il famoso principio della relatività, a cui sono assai affezionata: non troverai mai due persone che percepiscano allo stesso modo lo stesso fenomeno. A questo semplice fatto, a mio avviso, si potrebbe quasi ricondurre la causa di tutti i problemi dell'umanità.
Ma il motivo per cui l'ho tirato in ballo è effettivamente un'altro: mi sento assolutamente libera di trattare qualsivoglia argomento, nel mio blog ed anche altrove, perché anche se ne ha già parlato un sacco di gente, è assai difficile che qualcuno ne abbia la mia stessa identica percezione. E questa vorrebbe anche essere una frecciatina a tutti gli artistoidi che oggi vanno di moda e che, pur di fare qualcosa di diverso, creano oscenità di livelli cosmici.
E pur senza volere, mi sono ricollegata in modo logico al discorso che volevo realmente affrontare: le persone che dicono ai guru che sono incoerenti. O forse non è logico. Non lo so.
Una delle principali scuse per non seguire l'insegnamento di qualsivoglia maestro, insegnante, guru, guida è proprio questa: lui/lei predica bene ma razzola male, lui/lei è incoerente. Certo quel che dice mi sembra più che giusto... però lui/lei non lo fa.
E' ben noto, eppure, che tutti quanti sappiano essere davvero saggi, quando si parla della vita degli altri, un po' meno per quanto riguarda la loro. Ora, senza andare a considerare l'ipotesi di un vero e proprio maestro di vita, che a quanto so sono rari e che devono sapere esattamente di cosa stanno parlando, quando ne parlano, devono averne esperienza: sono fermamente convinta che molti abbiano un'idea abbastanza precisa di quale sia la cosa più sensata da fare in certe situazioni, e che sia più che lecito condividerla con altre persone che facciano lo stesso tipo di ricerca, consigliarsi a vicenda, anche se non si è ancora in grado di mettere in pratica. Si può anche dare un saggio consiglio o insegnamento ad una persona, augurandosi che, quando si è personalmente in difficoltà, suddetta persona ce lo ricordi. Capita a tutti, a parte ai maestri di vita, intendo, di perdere la lucidità.
In ultima analisi, penso che il vero motivo per cui ci si attacchi a questa assurda storia dell'incoerenza, sia la paura, la paura di quel consiglio che ci sembra così giusto, eppure così scomodo da applicare. Meglio prendersela col guru, con la persona che ci ha consigliato, e rimarcarle il fatto che lei, però, non è stata in grado di metterlo in pratica. In questo modo, non una ma due persone, sono rimaste con un problema irrisolto.
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